Per morso profondo (deep bite, in inglese) si intende quella condizione per cui gli incisivi superiori coprono eccessivamente quelli inferiori (fig.1).
Un morso profondo deriva solitamente da anomalie scheletriche che coinvolgono una mandibola iposviluppata e tendente a ruotare in senso antiorario (in alto e indietro), un mascellare superiore la cui altezza verticale nel settore anteriore risulti eccessiva e possibili combinazioni delle due problematiche.
Una malocclusione di II classe è spesso associata ad un morso profondo, in quanto l’eccessivo overjet che caratterizza questo tipo di malocclusioni fa sì che gli incisivi, sia superiori che inferiori, possano erompere in misura eccessiva.
La gravità di un morso profondo può essere tale che, invitando il paziente ad occludere, si verifichi un contatto fra incisivi inferiori e mucosa palatina, dove sarebbero tipicamente osservabili i segni delle lesioni provocate da questo continuo traumatismo.
La terapia del morso profondo è tanto più efficace quanto più tempestivamente si interviene; come tutte le problematiche di natura scheletrica, infatti, se si intraprendono azioni terapeutiche mediante apparecchiature ortodontiche (solitamente mobili) durante la fase di sviluppo osseo del bambino e del pre–adolescente, ci saranno buone probabilità di guidare la crescita verso un modello positivo che limiti o azzeri il morso profondo in via di formazione.
Viceversa, intervenendo a crescita ormai completata sarà impossibile modificare i rapporti ossei esistenti (a meno di ricorrere alla chirurgia) ed il trattamento sarà limitato alle strutture dentali; sfortunatamente, i limiti biologici intrinseci nei rapporti fra denti e basi ossee ci impediscono, nella maggior parte dei casi, di ottenere una piena risoluzione del problema del morso profondo, dovendoci perciò limitare ad un compromesso fra estetica e funzione.